Marrakech, la città rossa, nasconde tra le sue mura secolari storie, leggende e simboli ancora avvolti nel mistero. Uno di questi si trova proprio sulla sommità del suo minareto più celebre: la Koutoubia. A fianco delle ben note quattro sfere dorate, sporge dal Minareto una oscura struttura metallica a forma di L rovesciata o mezza T. Isolata, anomala, sinistra e leggermente minacciosa. Cosa rappresenta? A cosa serviva davvero?
Un simbolo inquietante
Chi alza gli occhi verso il cielo sopra la moschea della Koutoubia nota subito quattro sfere dorate impilate, affiancate da una curiosa struttura scura. Il minareto, alto oltre 70 metri, domina il paesaggio urbano ed è visibile da chilometri di distanza. La scena è suggestiva, ma anche carica di interrogativi.
La Koutoubia è un capolavoro dell’architettura islamica del XII secolo, ma quella barra di ferro non sembra far parte della grammatica ornamentale almohade.
Né geometrica, né simbolica, né funzionale — almeno in apparenza. Da lontano potrebbe sembrare un semplice ornamento. Ma quella forma decisa, quasi innaturale nella fluidità dell’architettura islamica, ha acceso nei secoli più di una voce oscura: era forse un patibolo? Un gancio per esecuzioni pubbliche?
L’idea di vedere impiccagioni al tramonto dalla vetta della moschea più importante di Marrakech ha affascinato e spaventato generazioni. Ma è davvero plausibile?
Ipotesi oscura: leggenda o realtà?
In una città come Marrakech, dove il passato e il presente si fondono tra spezie e pietra rossa, non è raro che la storia si trasformi in leggenda… e viceversa.
Secondo alcune leggende popolari marocchine tramandate a voce — mai confermate, mai del tutto smentite — la barra era usata per le impiccagioni pubbliche. I condannati, esposti alla vista dell’intera medina, diventavano monito vivente (o morente) per chi osava sfidare la legge o l’autorità religiosa. Secondo queste narrazioni, il minareto della Koutoubia, centro simbolico del potere religioso, sarebbe stato il luogo perfetto per una simile dimostrazione pubblica. Era un messaggio. Un segnale dal cielo.
Ma il folklore non è mai privo di contraddizioni e le fonti storiche affidabili smentiscono questa interpretazione.
Cosa dicono gli esperti (e gli abitanti di Marrakech)
Una ricerca più approfondita porta alla luce un’altra verità, molto più concreta e pragmatica, che spiega una funzione della barra molto più quotidiana:
“La barra serviva per appendere una lampada al tramonto, o talvolta un panno colorato per indicare visivamente il momento della preghiera.”
Prima dell’introduzione degli amplificatori moderni, segnali visivi come lampade e bandiere erano essenziali per comunicare con la popolazione nei suq affollati. In questo contesto, la barra a T non era altro che un strumento funzionale alla liturgia quotidiana islamica.


Le sfere dorate: un altro simbolo enigmatico
Accanto alla barra si trovano quattro sfere metalliche dorate, spesso attribuite a una leggenda secondo cui la moglie di un sultano, in segno di pentimento per aver infranto il digiuno, fece fondere i suoi gioielli per farle costruire.
Ma al di là del racconto poetico, le sfere custodiscono significati simbolici più arcaici: i quattro elementi cosmici, le stagioni, oppure i quattro califfi dell’Islam sunnita. In ogni interpretazione, queste forme assumono il ruolo di codici visivi che comunicano significati esoterici e religiosi al tempo stesso: un linguaggio cifrato, sospeso tra mitologia e dogma, che ha attraversato le dinastie senza mai essere realmente decifrato.
E proprio da lì, da quel punto esatto dove convergono la leggenda, la fede e l’ignoto… sporge la barra oscura.
Conclusione: niente impiccagioni, ma il mistero resta
La verità storica parla chiaro: la barra sul minareto non era un patibolo, ma un supporto rituale. E le sfere non sono reliquie reali, ma emblemi di un pensiero simbolico e verticale, come la struttura stessa della Koutoubia. La barra sul minareto della Koutoubia dunque non serviva per impiccagioni. Questa credenza si può classificare come mito urbano, nato forse dalla potenza visiva dell’elemento stesso e dal fascino per tutto ciò che è “proibito” o “nascosto”.
Tuttavia, come ogni simbolo antico, anche questo continua a suscitare domande. Perché scegliere proprio quella forma? Perché accanto alle sfere? E, soprattutto, perché il mistero ha continuato a sopravvivere?
E allora in un’epoca in cui tutto viene spiegato, catalogato e geolocalizzato, alcuni segni rifiutano di farsi decifrare del tutto, e rimangono lì, sospesi tra leggenda e verità, come la barra e le sfere sul minareto: custodi silenziosi di un linguaggio perduto, scritto nella pietra e nel cielo.